Regni dimenticati. Viaggio nelle religioni minacciate del Medio Oriente | Gerard Russell | Adelphi
La prima volta che ho letto che un libro può essere molti libri ero alle prese con Rayuela di Julio Cortázar.
(e sappiamo com’è andata a finire).
Regni Dimenticati di Gerard Russell è un libro che è molti libri.
Ma, laddove Rayuela – e altre opere che mi piacciono da qui a dopodomani – si ripropone sul piano metafisico, citazionista e intellettuale, Regni dimenticati è concretamente molti libri: è un trattato storico, un reportage di viaggi, un saggio filosofico. È cronaca e interviste, geografia e politica. È storia delle religioni adamitiche e un manuale di simbologia. È, come da titolo, un’analisi sulle minoranze religiose mediorientali ed è, soprattutto, un’opera straordinariamente attuale.
Dalle paludi dell’Iraq meridionale ai dedali montuosi del Libano, dall’Egitto ai confini del Nuristan, dall’Iran a Israele, dalla Turchia orientale alla Cisgiordania. Il movimento è senza soluzione di continuità, nello spazio e nel tempo.
Mandei, Yazidi, Zoroastriani, Drusi, Samaritani, Copti, Kalasha. Si schiude agli occhi del lettore l’eterogeneità spirituale di terre spesso riunite sotto una assoluta egida islamica – anche a causa di certa improponibile stampa italiana – e lo conduce alla scoperta di riti millenari, ordini esoterici e conservatorismo. Un immobilismo che in questi casi significa resistenza, disapprovazione, difformità di pensiero.
Un libro utile anche per approcciare la portata della questione migranti. Per ricacciare gli avventati verdetti gambe sotto il tavolo e forchetta a mezz’aria di cui siamo tutti colpevoli, ahinoi.
Una lettura eterodossa, per continuare ad alimentare il pensiero critico di ognuno e le differenze di opinione e per non accettarne di confezionate. Per ricordarsi di guardare le cose “da tutti i lati”.
Che poi è la grande lezione di Borges, Weil, Russell (Bertrand).
Gerard Russell, l’autore di Regni dimenticati, è un diplomatico inglese classe 1973. Parla correttamente arabo e persiano. Ha vissuto 14 anni tra Il Cairo, Gerusalemme, Baghdad, Kabul e Gedda. Per scrivere Regni dimenticati ha impiegato 4 anni e mezzo. Questo è il suo sito.
Nel libro l’autore non si sostituisce mai alle storie che racconta. Avete presente Emmanuel Carrère? Ecco, l’esatto opposto.
(come stile, intendo. Ho letto con piacere diversi libri di Carrère).
Regni dimenticati è un libro rivelazione. Un libro che diffonde conoscenza su argomenti di cui c’è bisogno di conoscenza. A me ha fatto del gran bene.
Domanda: altri titoli del genere da consigliarmi? Possiamo discuterne nei commenti, se vi va. Grasssie!
Bella recensione e bel libro che voglio assolutamente leggere!
Posso consigliarti “Imperi dell’Indo” di Alice Albinia, pubblicato sempre da Adelphi.
Anche lì si parla di realtà e culture poco conosciute, con uno sguardo e una prospettiva interna che rende merito a zone in genere del tutto ignote a noi occidentali (il Pakistan ed il bacino dell Indo). Forse l’avrai già letto…
Grazie Federico! Non l’ho letto e dunque me lo sono appena annotato sul pc…
🙂