BIATHANATOS

biathanatos

Al principio del diciassettesimo secolo John Donne scrisse il Biathanatos, una apologia del suicidio corroborata da esempi piuttosto impegnativi e da ricercare direttamente nella Bibbia: Sansone e – giusto per toccarla piano – Gesù Cristo (la congettura di Donne è che Cristo non morì crocifisso ma per una volontaria emissione dello spirito).

Citando De Quincey che compendiava il Biathanatos scrive Jorge Luis Borges in Altre inquisizioni: “Il suicidio è una delle forme dell’omicidio; i canonisti distinguono l’omicidio volontario dall’omicidio giustificabile; secondo logica è dato applicare anche al suicidio tale distinzione. Così come non ogni omicida è un assassino, non ogni suicida è colpevole di peccato mortale. In effetti tale è la tesi apparente del Biathanatos”.

Muoia Sansone con tutti i filistei

Donne concentra la propria analisi sui suicidi di cui le Scritture fanno riferimento e, in particolare, su Sansone. Sansone era un giudice biblico israelita che diventerà famoso per i capelli e per la forza. Meno famoso è il suo suicidio. Sansone, imprigionato e accecato dai filistei, nel corso di un sontuoso ricevimento a cui partecipa l’intellighenzia filistea al gran completo, gridando “Muoia Sansone con tutti i filistei”, spezza le due colonne portanti della casa, la quale crolla in testa a Sansone e a tutti gli astanti. Dando il “la” a una grande tradizione narrativa di cerimonie finite nel sangue.

A John Donne non interessa tanto capire se Sansone sia o meno un suicida – diversi esegeti, dando prova di una encomiabile narrazione a posteriori, non lo includono tra i cui suicidi – quanto apparentarlo con Gesù Cristo.

Spirare o rendere lo spirito

Donne scrisse nel 1608 che Cristo morì per una volontaria emissione dello spirito, espressione che riportano gli evangelisti, compreso Giovanni, e da cui deriva il verbo “spirare”. Anche qui, in una perfetta narrazione a posteriori, Donne immagina un mondo prima di Cristo completamente teso alla realizzazione della morte, volontaria, del Messia. Scrive Borges: “Quest’idea barocca s’intravede dietro il Biathanatos: quella di un dio che edifica l’universo per edificare il proprio patibolo”.

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