E insomma, anche la quinta stagione di Game of Thrones è terminata.
Dimenticata, ormai, vedasi i social network, dov’è stata cannibalizzata da qualcosa di particolarmente atteso.
Game of Thrones è quella serie televisiva un po’ fantasy e un po’ medievale che ha toccato vertici narrativi straordinari specialmente nella prima e nella seconda stagione.
Game of Thrones è quella serie televisiva dove, tra le altre robe, un fratello e una sorella consumano un rapporto incestuoso e restituiscono 3 figli e nemmanco uno con la coda di porcello, anzichennò, tutti piuttosto biondi e carucci e con buona pace di donna Ursula.
L’incesto, un macrotema in tutte le salse, da Edipo (dov’è stata cannibalizzata da qualcosa di particolarmente atteso) a Cortázar.
L’ermeneutica cortazariana dedica parecchia attenzione al tema dell’incesto.
E sono due, nello specifico, i racconti che prestano il fianco, la testa e la coda di Bestiario – il libro argentino [autocit.] – Casa occupata e Bestiario.
Casa occupata
In Casa occupata qualcosa espelle due fratelli, donna e uomo, dalla casa dove convivono.
Per contestualizzare, i racconti di Bestiario sono stati scritti nel lustro 45-50, in Argentina, nel periodo del primo Perón.
Per una parte della critica – ma le interpretazioni del racconto non si contano, si raggruppano per temi – la cacciata è un’allegoria della rimonta del proletariato nei confronti della mentalità borghese del tempo (rappresentata dal rapporto incestuoso dei fratelli e dunque barricata in sé stessa, incapace di combinarsi, insana), oppure, più apertamente, la messa al bando – letteralmente fuori dalla porta – della fraterna lussuria è da attribuirsi alla buona morale, all’ortodossia, alla religione che avanza con l’incedere delle classi sociali meno agiate.
La seconda esegesi è quella che sento più mia. Dove, a mio avviso, ritroviamo il Cortázar anticonformista, contromano, scevro da ogni logica incasellatrice. Il Cortázar in grado, chissà, di comprendere un incesto. (a Cersei e Jaime Lannister piace questo elemento).
Ci sono altre letture di Casa occupata. Per esempio la versione intrecciata al post secondo dopoguerra, dove i fratelli personificano l’Argentina neutrale e isolata, che ha rotto i ponti con la contemporaneità circostante, la quale butta fuori le donne e gli uomini borghesi ed esteti, silenziosamente accondiscendenti, non incestuosi ma assai cortazariani. E allora l’imminente autoesilio di Cortázar – dell’esterofilo Cortázar – diventa tanto una conseguenza quanto una dichiarazione di intenti.
E poi una probabile sovrainterpretazione – che piacciono, nevvero – in cui la casa è una sorta di placenta mammaria e i fratelli, di conseguenza, partoriti – nati, infine – con tanto di cordone ombelicale rappresentato dal gomitolo di lana della protagonista femminile.
Infine, c’è chi ha tirato in ballo il metabolismo, ma diciamolo pure: la defecazione.
Dal canto suo, l’autore non ha mai fatto mistero che Casa occupata è il risultato di un incubo estivo registratosi nella propria casa di Villa del Parque e che è stato scritto, il racconto, in tre ore, al risveglio.
Incestion, un film di Julio Cortázar.