L’ISOLA A MEZZOGIORNO

racconti incesto
Mmm, bella domanda!

Una lettrice del blog ha chiesto un approfondimento su L’isola a mezzogiorno, racconto di Julio Cortázar. E io sono stato ben felice di. Se hai una curiosità, una domanda, una richiesta a tema letteratura latinoamericana, a tema Borges, Cortázar, Bolaño, ma anche Onetti, Rulfo, Arlt, ma anche Asturias, Marquez, Parra, ma anche un vaglia, quello che ti pare, insomma: scrivimi a meregalli.andrea@gmail.com: rispondo sempre.

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L’isola a mezzogiorno è un racconto di Julio Cortázar contenuto in Tutti i fuochi il fuoco, raccolta pubblicata nel 1966.

Di cosa parla? È la storia di Marini, uno steward, che tutti i giorni, a mezzogiorno, dall’aereo sul quale lavora, vede un’isola a forma di tartaruga e comincia ad esserne ossessionato (lo Zahir è una moneta, una tigre oppure un’isola). Si informa sul nome, sulla storia e sulla geografia di quella terra. Si chiama Xiros. È un’isola greca. La visita. Conosce gli autoctoni. Decide di trasferircisi. Un giorno, a mezzogiorno, vede un aereo avvitarsi e inabissarsi al largo della spiaggia in cui si trova. L’aereo della sua compagnia. Marini si tuffa in acqua per prestare i primi soccorsi e trascina a riva il corpo di un uomo. Gli abitanti di Xiros accorrono in spiaggia e trovano il corpo senza vita di uno sconosciuto.

BOOM.

Anche a scriverla male, come in questo caso, la sinossi di questo racconto è BOOM.

David Lagmanovich, critico letterario argentino, ha sostenuto che L’isola a mezzogiorno non può esaurirsi dopo una prima lettura. È un racconto che è necessario rileggere. Rilettura, dunque, non come vezzo, consuetudine o verticalizzazione ma come necessità, appunto, come complementarietà alla fruizione della narrazione.

Jean Capello, altro ermeneuta, coinvolge un tema feticcio della letteratura cortazariana: il lettore attivo. La storia – secondo Capello – esige degli interventi del lettore in aiuto allo scrittore, laddove questi vacilli e venga meno al proprio compito dirimente. Insomma – sempre secondo Capello – il primo dovere del lettore de L’isola a mezzogiorno è decidere cosa succede nella storia.

Marini è vivo o morto? Marini è stato realmente sull’isola? Oppure si tratta dell’esperienza premorte di Marini prima di precipitare con l’aereo? È una bolla temporale che ha permesso a Marini di godere della sua isola mentre l’aereo cadeva? O magari è Marini che trova il corpo di Marini? L’arrivo sull’isola e la caduta dell’aereo sono frutto della fantasia di Marini? È un’allegoria di qualcosa?

Sì, secondo Rosario Ferré, scrittrice e critica portoricana. Il protagonista de L’isola a mezzogiorno – dice Ferré – è una vittima della società consumistica, un uomo alienato che la civilizzazione (l’aereo) ha separato dalla natura (l’isola).

Per altri, L’isola a mezzogiorno ha similitudini con Il miracolo segreto di Borges – che lo procede di una ventina d’anni – e dunque torniamo alla dilatazione del tempo, alla finzione scientifica.

Luis Peredo, invece, opta per l’interpretazione politica e avanza un parallelismo tra Morini e lo stesso Cortázar. L’isola – secondo Peredo – rappresenta l’Argentina e Morini-Cortázar l’esule che ne anela il ritorno in maniera così ossessiva da cadere vittima di illusioni e astrazioni.

A me, per quanto conti, piace leggere e rileggere L’isola a mezzogiorno e cambiarne un contorno, una prospettiva, il finale. Leggere un racconto nuovo, ogni volta. Ne ho lette molte versioni, ormai, e sempre attraverso lo stesso testo, sempre sullo stesso libro.

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Fonti

. La interpretación, el texto y sus fronteras: estudio de las interpretaciones críticas de los cuentos de Julio Cortázar; Patricio Goyalde Palacios.

. Cortázar: letture complici; Rosalba Campra.

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