DIECI RACCONTI DI JORGE LUIS BORGES

racconti Borges
Borges che buca lo schermo.

Secolo Corta torna con una faccia à la Ibrahimović e un articolo saturo d’insolenza (gaia e simulata).

Sentite qua: dieci racconti di Jorge Luis Borges.

Sottotitolo: Chi di tassonomie ferisce, ça va sans dire, di tassonomie perisce.

DISCLAIMER

Sono state prese in esame – dal mio gatto, Arturo Bandini, e dal sottoscritto – le quattro raccolte di racconti più celebri di JLB, in ordine di pubblicazione: Storia universale dell’infamia (1936), Finzioni (1944), L’Aleph (1949) e Il libro di sabbia (1975).

Non è una graduatoria, ci mancherebbe.

Distinguerne dieci è azzardo sufficiente.



LE ROVINE CIRCOLARI

(Finzioni)

Ecco, Le rovine circolari, mettiamola come vogliamo, sarà sempre nella mia top 10 borgesiana.

È la prima roba a cui ho pensato in una sala cinematografica nell’anno del Signore 2010, mentre una trottola cadeva oppure no e gli astanti applaudivano o dicevano Capolavoro o annuivano guardandosi attorno come dire Sì, io l’ho capito questo film.

ULRICA

(Il libro di sabbia)

Questo racconto Borges se l’è tatuato sulla lapide.

La storia è caruccia: se capitate a Ginevra (casomai ci andate apposta, ihihih) il cimitero è quello di Plainpalais e la tomba del Maestro è di un nerd che ciaone proprio, tipo che c’ha le scritte in norreno.

Una, in particolare: Hann tekr sverthit Gram okk legger i methal theira bert.

Che significa: Egli prese la sua spada, Gram, e pose il nudo metallo tra i due.

Poi c’è il disegno di un drakkar vichingo.

Poi, per chi resta sveglio, c’è una scritta in castigliano: De Ulrica a Javier Otalora.

Ulrica e Javier Otalora sono i protagonisti di Ulrica, il racconto, la cui epigrafe, pensa te, dice: Hann tekr sverthit Gram okk legger i methal theira bert.

Ulrica e Javier Otalora sono María Kodama e Jorge Luis Borges.

María Kodama è la vedova settantasettenne di Borges.

Insomma, Ulrica è Borges in versione realista.

E nel racconto c’è una scena di sesso, santi numi: Secolare, nell’ombra, fluì l’amore e per la prima e ultima volta possedetti l’immagine di Ulrica.

You Pornges!

L’ALTRO

(Il libro di sabbia)

A questo racconto sono legato affettivamente, ma non importa.

Importa che c’è il tema del doppio in mano a Borges, e sai che novità.

Ma qui ci sono due Borges: uno a Cambridge, l’altro a Ginevra.

Borges al quadrato e una citazione indiretta ad Eraclito e al suo Pánta rêi.

Imperdibile.

LA VEDOVA CHING, PIRATESSA

(Storia universale dell’infamia)

Un libro – Storia universale dell’infamia – che può essere considerato come un’evoluzione di Vite immaginarie di Marchel Schwob e che ha ispirato La storia della letteratura nazista in America di Roberto Bolaño.

Bolaño, che adoriamo tutti, aveva due scrittori feticci: Borges e Cortázar, e con I detective selvaggi si collocherà – mai domo – quale tangente di un secondo terzetto di lettura: Adán Buenosayres di Leopoldo Marechal, Rayuela di Julio Cortázar e, appunto, I detective selvaggi.

Tornando a bomba: La vedova Ching racconta di una piratessa orientale spietata a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo e dentro ci sono pure i draghi.

Praticamente il trailer di Game of Thrones.

LO ZAHIR

(L’Aleph)

Zahir è un termine arabo che significa, più o meno: ossessione, fisima, fissazione.

Lo Zahir, nel racconto, è una moneta da venti da venti centesimi del 1929, con tagli di coltello e deturpazioni varie.

Borges se la vede appioppare dall’oste di una mescita, nel resto di un’aranciata.

Il giorno seguente si fa un bicchierino dalle parti di via Urquiza, previo disorientamento, e paga con lo Zahir.

Troppo tardi.

Morale?

Occhio ai resti, in quel di Buenos Aires.

L’IMMORTALE

(L’Aleph)

Agevoliamo una storiellina: A, dopo aver letto o presumibilmente aver tentato di leggere L’Immortale mi ha restituito il libro dicendomi Naaa, non fa per me.

Ci rimasi un po’ così e mi domandai Perché ad A non è piaciuto?

Poi pensai a Cortázar, a quando un Cortázar bambino prestò al suo compagno di classe Le Secret de Wilhelm Storitz di Jules Verne, colmo di fiducia ed emozione, e quello, dopo un paio di giorni fece Naaa, demasiado fantástico Julio.

Cortázar, allora, si rese conto che il fantastico è relativo.

Io, che sono un po’ tonto, continuo a consigliare la lettura de L’Immortale a ogni piè sospinto.

LA BIBLIOTECA DI BABELE

(Finzioni)

Anche qui livello di nerditudine massimo.

Anzi, livello di nerditudine: biblioteca di Babele.

Parliamo di un universo che è una biblioteca (non) infinita a esagoni sovrapposti e di viaggiatori fantastici alla ricerca del libro che contiene la verità ultima (e la confutazione) (e la confutazione della confutazione) (eccetera).

Tutti i libri possibili sono contenuti nella biblioteca, quando dico tutti i libri possibili intendo tutte le possibili combinazioni di tutti i simboli alfabetici.

Una combinatoria allucinante ma non inammissibile.

Tipo: Oh tempo le tue piramidi.

LA MEMORIA DI SHAKESPEARE

(Il libro di sabbia)

Un uomo riceve in dono la memoria del Bardo e ne eredita ricordi, sogni, pronuncia, deduzioni e motivetti da fischiettare.

Smarrisce la propria identità ma rimedia con uno scherzo telefonico anti litteram.

Bardo Bando alle approssimazioni: è una storia magnifica.

TLÖN, UQBAR, ORBIS TERTIUS

(Finzioni)

Casomai tu, maschietto, avessi qualche problema con l’altro sesso, ecco, eviterei di pronunciare le parole Tlön, Uqbar, Orbis Tertius qualora nel campo visivo orlato da occhiale intercettassi una qualsiasi figura femminile, anche a distanza considerevole.

Siamo al livello di non ritorno.

Abbiamo ossature di glossopoiesi, pseudobiblion, livelli di realtà.

Tlön, Uqbar, Orbis Tertius ha ispirato plurimi artisti, uno su tutti Luigi Serafini con il suo Codex Seraphinianus, enciclopedia del surreale che piaceva a Italo Calvino e piace a Tim Burton.

Sarebbe totale se la HBO decidesse di cavarne una serie televisiva, nevvero?

LA SETTA DEI TRENTA

(Il libro di sabbia)

La setta dei trenta perché Borges considerava Il libro di sabbia il suo libro migliore (io dico L’Aleph) e Il congresso il suo racconto migliore (ops), ma potrei anche citare Tre versioni di Giuda, contenuto in Finzioni.

Il tema, in entrambi, è la figura di Giuda Iscariota.

Quell’eresiarca di Borges racconta che Gesù e Giuda, in nome della Gloria, architettarono insieme il sacrificio del Cristo, nei dettagli, perché era necessario che le cose fossero indimenticabili.

Se te li leggi entrambi hai argomenti-aperitivo da qui alla fine del 2015.

*

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7 Comments

  • Bentornato secolocorta, il formato a lunga conservazione ti dona!
    Io – la sparo tanto per, siamo qua per questo – non posso prescindere da “La morte e la bussola”, e presento particolare affezione morbosa per quasi tutti i racconti di finzioni e el aleph en general. Ma mi hai fatto venir voglia di riprendere Il libro di sabbia – ti ringrazio per questo. A presto!

  • Oibò, questo ritorno mi garba e di parecchio! Se non fosse che, beh, la migliore raccolta di JLB per me è Finzioni, il libro che portaerei sull’isola deserta, quello che, sigh sob!, mia moglie ha fatto andare in lavatrice… ma il punto è che “Il giardino dei sentieri che si biforcano” è il racconto a cui sono più affezionato e in una topten come questa non dovrebbe mancare, o meglio che dopo tutto il parlare che ne fai questo Bolano dovrei leggerlo (sì, “I detective selvaggi” mi mancano, rabbrividisci!)… no, sto divagando: Il Secolo Corta ci mancava, bentornato!

  • Ciao a voi! La scelta è sempre e comunque azzardata, voglio dire: Borges, scherziamo?! Ma è un gioco, giustamente lo avete ricordato. Poi, in verità, come in tutti i grandi autori e come lo stesso Borges ha specificato, ci sono temi e racconti che vertono sulla stessa idea: Lo Zahir ricorda L’Alpeh e Il libro di sabbia (racconto) e anche Funes il memorioso e pure, come scritto nel pezzo, La setta dei trenta rimanda a Tre versioni di Giuda. In definitiva, i racconti di Borges sono tra le cose migliori che possa capitare di leggere. E non mi stancano mai: cuoroni.

  • Ciao. Sono un Cortaziano di ferro, e inspiegabilmente fatico a leggere Borges. Tuttavia non amo arrendermi, e ne sto programmando una lenta lettura in pillole. Bene la narrativa ispanica. Ultimamente mi ha preso Enrique Vila.Matas
    Divagando: ogni lettore cosiddetto ‘forte’ ha i suoi valori di riferimento. Ma guai se si traducono in forme di integralismo!
    Personalmente sono per una Fiction che scavi e tenti di mettere ordine in quel poco di realtà a più facce che si riesce a percepire con un minimo di certezza. Per fare soltanto un esempio, David Foster Wallace mi cattura (eppure lui apprezza moltissimo Borges). Per l’amico Alfahridi queste mie considerazioni non sono di sicuro una novità.
    Dài, parliamone.

    Enrico

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